Introdotta dalla legge di bilancio 2019 una flat tax del 15% sui compensi percepiti dai docenti titolari di cattedre, nelle scuole di ogni ordine e grado, per le lezioni private e le ripetizioni. Si tratta di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali in vigore dal 1° gennaio 2019, in alternativa al regime ordinario, che resta comunque utilizzabile in seguito all’esercizio dell’opzione.
In particolare, in base a quanto previsto dai commi 13-16 dell’articolo 1 della Legge di bilancio 2019, i dipendenti pubblici che esercitano attività di insegnamento a titolo privato sono tenuti a comunicare l’impartizione di lezioni e ripetizioni alla propria amministrazione di appartenenza, per la verifica di eventuali incompatibilità.
L’imposta sostitutiva deve essere versata secondo le regole previste per l’Irpef.
Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, saranno stabilite le modalità per l’esercizio dell’opzione nonché del versamento dell’acconto e del saldo dell’imposta sostitutiva
In generale, la norma è stata introdotta per cercare di arginare il problema del nero delle lezioni a domicilio. Un fenomeno che sembra essere in costante aumento. Due anni fa la fondazione Einaudi aveva quantificato in 800 milioni di Euro l’ammontare di esborso sostenuto dalle famiglie per recuperare i debiti formativi dei figli tramite lezioni private. L’anno scorso il Codacons ha rivisto al rialzo la stima, per un costo complessivo di 950 milioni di Euro. Considerando che nel 90% dei casi queste somme non vengono dichiarate, se la flat tax dovesse funzionare, applicandola a tali cifre l’erario potrebbe recuperare oltre 100 milioni di euro.