Incentivo di 5mila euro per ogni assunzione di giovani fino a 35 anni con figli, spetta anche agli studi professionali: la precisazione è del Ministero del Lavoro in risposta ai Consulenti del Lavoro (interpello 16/2016) e si basa su un’interpretazione estensiva della definizione di imprenditore, che comprende anche le Partite IVA:
La legge (DM 19 novembre 2010) riconosce alle imprese private e alle società cooperative che assumono giovani genitori – iscritti in apposita banca dati INPS – un incentivo che può arrivare a 5mila euro per ogni nuova assunzione, fino a un massimo di 5, a tempo indeterminato, anche con contratto part-time.
Il giovane deve essere genitore di figli minori legittimi, naturali o adottivi, nonché disoccupato o titolare di un rapporto precario (a termine, lavoro in somministrazione, lavoro intermittente, lavoro ripartito, contratto di inserimento, collaborazione occasionale o a progetto, lavoro accessorio, collaborazione coordinata e continuativa) ed iscritto telematicamente alla specifica banca dati INPS per l’occupazione dei giovani genitori: la “dote” di 5mila euro viene trasferita al datore di lavoro nel momento in cui lo assume.
L’estensione dell’incentivo agli studi professionali tiene conto anche di pronunce del Consiglio di Stato (ordinanza 11 marzo 2015), che riconosce come la definizione di imprenditore di derivazione comunitaria differisca da quella prevista dal codice civile, evidenziando in particolare:
«i profili relativi alla eventuale discriminazione operata nei confronti della categoria dei liberi professionisti e del personale che lavora presso di loro».
In considerazione di questi elementi, il ministero ritiene possibile utilizzare una nozione di imprenditore in senso ampio, riferita a «qualunque soggetto che svolge attività economica e che sia attivo in un determinato mercato», a prescindere dalla forma giuridica assunta. Una definizione che comprende anche le partite IVA che hanno uno studio professionale, a cui viene quindi riconosciuta la possibilità di usufruire del bonus genitori.
interpello 16/2016