Da 6mila a 8mila euro l’anno. È quanto potrebbe salire lo sgravio per assumere, o stabilizzare, gli under 36. L’incentivo resta sempre triennale, e per i contratti stabili firmati nel corso del 2023. Ma questo non è il solo ritocco alla manovra di un nutrito pacchetto di correttivi su lavoro e pensioni, messo a punto dalla maggioranza, che punta a ottenere il via libera della commissione Bilancio della Camera. La partita entrerà nel vivo solo domenica quando si arriverà alla scrematura degli oltre 3.100 emendamenti arrivati dai gruppi parlamentari scendendo a non più di 400/450 modifiche cosiddette “segnalate”.
In rampa di lancio c’è sicuramente il mese di congedo all’80%, anzichè 30%, che potrebbe essere fruito da entrambi i genitori, quindi anche dai papà, e non solo, come ora previsto, dalla mamme. Risorse permettendo si starebbe ragionando anche di aumentare la retribuzione dei mesi di congedo facoltativo, fino al 67% dello stipendio. Potrebbe essere un mese solo, massimo tre.
È braccio di ferro all’interno del governo invece sui voucher, aboliti dal governo Gentiloni, e adesso ripristinati con un limite di utilizzo che sale da 5mila a 10mila euro anche per le prestazioni lavorative occasionali svolte nell’ambito delle attività agricole di carattere stagionale per non oltre 45 giorni nell’anno solare. Qui una fetta della maggioranza vorrebbe tornare a 5mila euro.
Si ragiona anche di inserire in manovra (anziché nel milleproroghe) la proroga del diritto al lavoro agile fino al 31 marzo per fragili e lavoratori con figli under 14, in scadenza a dicembre. Sul reddito di cittadinanza, che nel 2023 scende a 8 mesi per i soggetti cosiddetti “occupabili” non sono previsti particolari correttivi; ma nella fase di “aggiustamento” della misura si dettaglierà meglio la parte relativa ai percorsi di formazione o di riqualificazione professionale obbligatori per un periodo di sei mesi per i beneficiari che possono lavorare (se il corso o il programma non viene svolto per una causa non imputabile al beneficiario del sussidio non dovrebbe scattare la decadenza del diritto alla prestazione monetaria).
Tra gli emendamenti su cui preme Forza italia ci sono 10 milioni in più ciascuno per gli anni 2023, 2024, 2025 da destinare alle aziende in via di chiusura che vengono salvate dai dipendenti.
L’innalzamento dello sgravio da 6mila a 8mila euro l’anno, spiegano fonti di governo, aiuterà a innalzare le retribuzioni dei giovani che vengono assunti; «in un momento di frenata del mercato del lavoro è necessario sostenere le imprese e non rinunciare alla flessibilità», ha sottolineato Chiara Tenerini, capogruppo Fi in commissione Lavoro della Camera. Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon: «Dobbiamo sostenere le aziende a creare lavoro» a favore di giovani, donne e disoccupati. Durigon ha anche parlato di pensioni sottolineando come l’ipotesi di innalzare le minime a 600 euro al mese si farà, ma non subito: «Se non ci saranno le risorse in questa manovra lo faremo durante la legislatura», ha detto.
Fi però insiste per far inserire nel gruppo ristretto dei “segnalati” un correttivo che farebbe salire le pensioni al minimo a 600 euro (o almeno a 590) per i soli “over75”. Ma i tecnici del Mef frenano per problemi di copertura. Per i ritocchi al capitolo previdenza sarebbero a disposizione non più di 100-150 milioni della dote garantita per il restyling della manovra: 400 milioni per i gruppi parlamentari e altri 300 per le richieste ministeriali. E una fetta di queste risorse è già ipotecata dal miglioramento di Opzione donna, anche se nella maggioranza rimangono diverse scuole di pensiero. La correzione più semplice sarebbe quella dell’eliminazione della “variabile figli” lasciando inalterata la stretta prevista dall’attuale testo. Ma sul mantenimento dello “sconto-anagrafico” per i figli c’è chi resiste, anche dentro Fdi. Sul tavolo resta poi l’ipotesi della mini-proroga secca, gradita al Lavoro ma che non convince il Mef. L’intesa, invece, potrebbe essere trovata rapidamente, sempre risorse permettendo, su un nuovo bonus per il rinvio dell’uscita dal lavoro: chi ha maturato il requisito contributivo richiesto (ad esempio, 41 anni) ma è solo in prossimità di quello anagrafico, potrebbe rimanere in attività per almeno altri due anni senza perdere il diritto alla pensione.
STUDIO UBOLDI