Il contratto di espansione, lo ricordiamo, si applica ai lavoratori dipendenti che sono al massimo a 60 mesi dalla pensione, nell’ambito di accordi aziendale che prevedano anche nuove assunzioni, e previo il consenso del lavoratore. Prevede che l’azienda versi un’indennità mensile, pari alla pensione maturata dal dipendente fino a quel momento, e continui a versare la contribuzione utile per la pensione.

«La norma in esame – si legge nel documento di prassi – non prevede specifiche disposizioni per quanto riguarda il cumulo dell’indennità mensile con eventuali redditi da lavoro dipendente, autonomo o professionale. Ne consegue che l’Istituto, ferme restando le vigenti disposizioni di legge in materia, non provvederà a modificare l’importo dell’indennità mensile in caso di percezione di redditi derivanti dallo svolgimento di attività lavorativa».

il contratto di espansione è compatibile con lo svolgimento di attività da lavoro dipendente o autonomo. La normativa che lo regolamenta, ovvero l’articolo 41 del Decreto Legislativo 148/2015, non esclude la possibilità di trovare una nuova occupazione nel periodo coperto dall’indennità. E la circolare INPS 48/2021, che fornisce i dettagli applicativi, esplicita la compatibilità.